Dire che i consumi dichiarati dalle Case automobilistiche per le proprie vetture non corrispondono ai valori reali è come scoprire l’acqua calda. Consumi ed emissioni di CO2 (che sono poi la stessa cosa, ma calcolata con una differente unità di misura) vengono misurati attraverso dei procedimenti standard ripetibili mentre nella guida reale vi sono tantissime variabili, non ultima l’abilità di chi guida, che restituirebbero risultati diversi. È così da sempre, ma c’è chi ha scoperto un fatto interessante: che consumi ed emissioni dichiarati differiscono sempre di più da quelli reali. Come mai? Perché le prove di omologazione europee effettuate secondo le norme “New European Driving Cycle” (NEDC) stabilite dalla Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite tanto “new” non sono (risale al 1970) e ormai i costruttori hanno scoperto tutta una serie di trucchi per ben figurare. È quanto svela il rapporto “From Laboratory to Road” dell’International Council on Clean Transportation.
Lo start/stop, ad esempio, è quel dispositivo di cui sono ormai dotate tutte le nuove auto che spegne il motore durante brevi soste come al semaforo o nel traffico. Il 25% del test NEDC per determinare i consumi nell’uso urbano prevede che l’auto stazioni in sosta col motore “al minimo”. Ma siccome quando è ferma il motore di un’auto con start/stop è spento, ecco che i valori delle emissioni di CO2 e il consumo rilevati durante il collaudo scendono drasticamente. Certo, lo start/stop è veramente utile a diminuire le emissioni, ma il risultato dei test di omologazione è chiaramente falsato. Inoltre il NEDC non prevede che il climatizzatore e gli altri sistemi secondari come le luci o il navigatore GPS siano accesi. Oggi, però, il 98% delle vetture commercializzate è dotato di climatizzatore e di tecnologia a bordo ce n’è sempre di più, quindi un test che non tiene conto di questi dispositivo è poco accurato. Di altre scorciatoie per “falsare” i test ve ne sono a decine, ma per ragioni di spazio mi limiterò a citare queste due. Chiunque voglia approfondire l’argomento può scaricare lo studio dell’ICCT a questo link.
Ancora più interessante è infatti sapere a quanto ammonta la discrepanza fra consumi ed emissioni reali e dichiarati. L’ICCT ha scoperto che infatti la differenza può raggiungere il 25%, una percentuale che tradotta in soldoni può significare spendere 300 euro in più all’anno di verde o gasolio. Il fatto curioso è che il “gap” tra laboratorio e mondo reale era del 7% nel 2001, è salito al 13% nel 2007 e su fino al 23% nel 2011, poco dopo il varo nel 2007 da parte della Commissione Europea del tetto alle emissioni di CO2 per i costruttori (130 g/km entro il 2015 e 95 g/km entro il 2020) e in alcuni stati europei della tassazione sulle auto in base alle emissioni di CO2. La soluzione perché i consumatori siano maggiormente tutelati c”è già. È un nuovo ciclo di omologazione che si chiama Worldwide Harmonized Light Vehicles Test Procedure (WLTP). Alla fine di aprile il Parlamento Europeo avrebbe deciso di introdurlo nel 2017, ma secondo l’ICCT diversi stati membri vorrebbero farlo slittare al 2020.